gratias a la vida

domenica 23 gennaio 2011

L'ITALIA MERITA DI MEGLIO.........

C'è un paese molto migliore di come lo dipingono i cortigiani di Arcore
L'Italia non si merita Silvio Berlusconi di Filippo Rossi

L’Italia non si merita Silvio Berlusconi. Non si merita un leader (politico?) che non vuole prendersi le responsabilità di fronte all’evidenza. Che per difendere il suo potere mette in gioco il buon nome della nazione che dovrebbe rappresentare “con onore e disciplina”, come impone la nostra carta costituzionale.


Gli italiani non si meritano Silvio Berlusconi, nemmeno quelli che ancora credono disperatamente in lui, come salvatore di una patria minacciata da chissà chi o chissà cosa. L’Italia non merita un politico che ha fatto del suo ruolo pubblico un affare privato. Non meritano di essere infangati, tutti, nella loro dignità, nella loro onorabilità.


Gli italiani non meritano tutto questo. Non meritano tutto questo gli italiani che non l’hanno votato e non hanno creduto in lui. E non meritano tutto questo nemmeno gli italiani che l’hanno votato sognando un paese più liberale e più moderno e oggi si ritrovano nel bel mezzo di una satrapia con uomo solo al comando, che pretende l’insindacabilità del suo agire. Questi ultimi sono i primi ad essere stati traditi da un uomo che ancora li utilizza e li strumentalizza per difendere se stesso e il suo sistema di potere economico e mediatico. Questi ultimi sono i primi a essere stati traditi da chi, ancora oggi, anche di fronte all’insopportabile e all’indifendibile, continuano a difenderlo con evidente malafede, solo per salvaguardare scampoli di potere.


L’Italia non si merita Silvio Berlusconi. E Silvio Berlusconi non è degno di un popolo che, con certezza, è assai migliore di come i cortigiani di Arcore vorrebbero farci credere, di come fanno credere al mondo intero. Non è questione di destra o sinistra, di laici o cattolici. È questione di un paese che deve prendersi le giuste responsabilità per difendere la propria reputazione. Che ha l’obbligo morale di dimostrare a se stesso e al mondo intero che quell’uomo, quell’individuo, non può più essere un simbolo per nessuno. Ne va del nostro onore. Ne va dell’onore di un popolo che non può più sopportare tutto questo.


23 gennaio 2011

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